LADINOENTROPIA

Oggi con i nuovi mezzi mediatici di distruzione di massa, una delle grandi risorse per la messa a fuoco del processo di identità, si rivela essere la creazione di "se stessi" attraverso l'utilizzo della fotografia, che si manifesta attraverso la mania del selfie. Questa semplicissima operazione consueta e ormai ordinaria concorre a produrre un enorme potenziale di immagini, che a loro volta determinano le diverse aspettattive "di riconoscimento" su una rete ormai globale.Purtroppo il meccanismo globale, se risulta essere accessibile, veloce e immediato, inversamente contiene delle potenzialità spesso ingovernabili e sfuggenti dalle intenzioni del singolo.Questo processo di rappresentazione sta creando come non mai nella storia dell'uomo, una banca dati infinita di iconografie umane, che non riuscendo più a detenere e circoscrivere le diversità sociali, rischia di appiattire l'identità ed il senso di appartenenza. Nel momento in cui si trovino delle similitudini nelle diverse rappresentazioni, che accomunano ed uniscono diverse sensibilità, il tutto subisce un'alterazione formale, una fusione disomogenea che rischia di generare delle nuove specie sociali, le nuove crew, i nuovi popoli, i "nuovi mostri".
Nell'immaginario collettivo le popolazioni alpine centro orientali, in special modo quelle che vivono in realtà periferiche, distribuite e disperse tra le molteplici valli montane, sono viste come un'unità multiculturale, che spazia da un Tirolo storico, proiettato oggi attraverso sistemi geopolitici di tutela in diverse forme di autonomia, ad una appartenenza ancora fantasiosamente viva di un Impero Austroungarico che accanto alla "venerabile Sissi" elogia ancor'oggi le proprie celebrazioni attraverso pseudorievocazioni storiche e folcloriche.Il fatto che le popolazioni delle Alpi centro orientali (Trentino, Sudtirolo e Alto Veneto), che non a caso coincidono con le Dololmiti, diverse spesso per lingua, storia ed appartenenza, vengano viste con un denominatore comune, di una adesione ad una galassia " pangermanistica-tirolese-alpina" con delle divese divagazioni austroungariche, o frutto delle nuove invenzioni proposte dai cinepanettoni girati a Cortina o a Dobbiaco, dalle nuove fictions, dai "dirndl" colorati indossati dai vip in Badia, dalle nuove "tradizionali" Schuhplattlerinnen nei Talent Show, o dalle degenerate scelte di immagini promozionali proposte ai turisti, o non ultimo dai disparati menù "d'alta quota", concorre a generare una nuova specie, una sorta di Homo tirolensis-alpinus, ricco di sfaccettature, pronto a reinventarsi, poliedrico nelle forme e adatto a qualsiasi "click" o "ciack ..si gira".
La forte vocazione all'autogoverno, celebrata con l'Accordo De Gasperi-Gruber / Gruber-De-Gasperi-Abkommen del 1946, che ha tutelato un'intera regione, quella trentino-sudtirolese-altoatesina con l'istituzione dell'autonomia, ha concorso a richiedere ulteriori forme di autonomia, sia legislativa che culturale.I ladini, chi più chi meno, loro malgrado divisi in addirittura tre provincie e due regioni, hanno potuto recriminare nel corso di questi 70 anni diverse e diffuse tutele amministrative, creandosi una propria autonomia nell'autonomia. Il poter vivere e gestire autonomamente, all'interno di una valle o al massimo due, le proprie strategie di crescita economica, istituzionale, politica o culturale, ha creato una sorta di biotopo, un mondo a sé, dove il tutto esiste nella giusta misura, direi "a scala", una società in miniatura, dove ormai "tutto è local", tipico, basta adattarlo o addirittura cammuffarlo, mitizzandolo poi su un depliant turistico, una trasmissione televisiva o in uno scatto fotografico.In un contesto che si ritrova al centro del Patrimonio Unesco, al centro di una rete di connessioni che ne fa una regione ambita del turismo internazionale, dove le risorse economiche garantiscono ancor'oggi un tenore di vita molto alto, il rischio rimane quello di trasformarsi in un'isola metafisica, in una realtà meccanica, che continuerà a creare e assemblare i propri bisogni, la propria realtà composta dalle proprie figure, dai propri types.Riconoscendo l'invenzione di questa fattispecie di catalogo tipologico, risultato di svariate coincidenze che non scaturiscono dalla realtà ma da uno stereotipo frutto di un'elaborazione di immagini che nasce principalmente dai ladini stessi, con la mostra LADINOENTROPIA si vuole prendere coscienza che ciò che sta accadendo all'interno di questo microcosmo alpino sta generando, attraverso il mondo virtuale, una realtà che si sta diffondendo e concretizzando nella normalità. Una realtà che nasce innanzitutto dalla debolezza dei ladini stessi, frutto dei loro sensi di inferiorità verso gli italiani o i tirolesi, ma che il successo turistico, economico, lo status simbol ed il prestigio permettono con poca coscienza del fare e tanti contributi, di reinventarsi quotidianamente, facendo vivere e convivere controsensi immensi che rasentando il kitsch o addirittura il trash....fortunatamente questa è una nuova realtà degna di un'esplorazione antropologico-artistica un po' naif.

- LADINOENTROPIA (Types of the Dolomites) Istitut Cultural Ladin Micurà de Ru (BZ) 5th-20th August 2016

LADINOENTROPIA Istitut Cultural Ladin Micurà de Ru (BZ) for the VII Colloquium retoromanistich 1th-3th June 2017.- 

LADINOENTROPIA Museo Ladin de Fascia (LD) - Conference on Economy, Tourism and Minority Languages, Fassa Valley (Italy) 7th-9th June 2017


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